PLEASURE FILES IN MILANO
SPAZIO SYMPHONIA
C.so G. Matteotti 5, Milano
TEL 800-614614
Dal 30, novembre 2005 al 26 gennaio 2006
a richiesta su appuntamento

www.symphonia.it

A cura di Pierluigi Casolari

In collaborazione con gallerie 1000eEventi && allerie Pack

 

Pleasure Files
Nato nel 1962 a Schladming in Austria, Dieter Huber si è imposto a poco a poco come uno dei più interessanti artisti europei. I suoi lavori sono stati esposti in gallerie e musei di tutto mondo. Qui in Italia Huber ha tenuto nel 2003 un’importante personale alla galleria 1000Eventi di Milano e ha inoltre partecipato a importanti rassegne collettive, come “Desire” alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
Alla fine del 2004 l´apertura della galleria romana Paolo Bonzano Artecontemporanea é avvenuta con la mostra di Dieter Huber Pleasurefiles.
Alcuni suoi lavori sono entrati a far parte delle principali collezioni di arte contemporanea, tra cui la celebre collezione Saatchi.
Il lavoro di Huber verte su tre delle principali questioni del nostro tempo: l’estetica dei media, la rivoluzione digitale, l’ingegneria genetica. Tre temi apparentemente sganciati l’uno dall’altro ma aventi un comune denominatore, cioè il progressivo venire meno della distinzione tra la realtà e la finzione, tra il reale e l’immaginario. Il mezzo privilegiato da Dieter Huber è la fotografia, un mezzo ritenuto tradizionalmente realistico, ma che oggi comincia ad avere una valenza del tutto nuova. Prima della rivoluzione digitale, la fotografia presupponeva l’esistenza dell’oggetto rappresentato. Era la realtà esterna ad eccitare la pellicola fotografica, oggi al contrario grazie alle più svariate tecnologie digitali, con la fotografia si può rappresentare qualunque tipo di oggetto, forma o fenomeno, indifferentemente reale o irreale. E Huber gioca con questo aspetto, creando immagini apparentemente realistiche, anzi quasi ispirate ad uno stile documentaristico, ma che a ben vedere sono invenzioni formali. Rappresentazioni perfette di oggetti inesistenti. Uno dei cicli artistici più interessanti di Huber è costituito dai Landshape, cioè una serie di paesaggi che ad una prima occhiata ci fanno venire in mente gli scatti dei grandi fotografi paesaggisti, ma che in realtà hanno qualcosa di diverso, straniante. Con ordinari programmi di grafica digitale Huber ha inserito all’interno di questi paesaggi naturali elementi incongruenti, mutazioni, ibridazioni creando forme nuove apparentemente realistiche ma sostanzialmente irreali. Creando incroci di simulazioni, direbbe Philip Dick.
Molti lavori di Dieter Huber potrebbero essere descritti come enigmi visivi nei quali vengono mescolati in maniera apparentemente imperccettibile differenti piani di realtà, oppure oggetti appartenenti a contesti differenti. Attraverso questi lavori l’artista tedesco ci fa riflettere sull’estetica contemporanea, che come è stato più volte scritto non è più basata sulla consequenzialità logica o sull’idea di narrazione ma sul concetto di remix, ovvero di rielaborazione e rimescolamento di informazioni preesistenti.
Ma il tema del remix non è solo presente a livello di stile e mezzo espressivo, anche i soggetti di Dieter Huber sono coerenti con questa visione. Le sue opere rappresentano forme viventi mutanti, ibridi sessuali nei quali si mescolano e si sovrapprongono tratti sessuali maschili e femminili, oppure vegetali e animali. In questo caso è l’ingegneria genetica, le biotecnologie ad interessare l’artista. Ma a ben vedere si tratta della stessa attitudine ricombinatoria che Huber fa propria a livello stilistico, soltanto che in questo caso il remix non riguarda l’informazione ma la vita.
Pierluigi Casolari

 

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